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Alla fine del secolo XIX, questa forma di ricamo conobbe un nuovo rilancio ad opera delle nobildonne Aniceta Lampugnani Frisetti e Sofia Cacherano di Bricherasio, le quali promossero un laboratorio-scuola. Nel 1906 tale istituzione, le cui iniziative erano promosse da un comitato di nobildonne e artisti molto noti nella Torino dell'epoca, partecipò come Scuola Piemontese del Bandera, sotto la direzione di Sofia Cacherano di Bricherasio, alla Grande Esposizione di Milano.
Tra il 1911 e il 1913 la scuoal della Contessa di Bricherasio partecipò a svariate  esposizioni nazionali e internazionali (Torino, Berlino, Parigi).
Con lo scoppio della prima guerra mondiale e i difficili anni del primo dopoguerra, le iniziative espositive andarono gradualmente esaurendosi.

Alla fine degli anni 20, ci fu un ritorno d'interesse per il Bandera, sempre promosso dalla Contessa di Bricherasio. In quel periodo nacquero a Torino nuovi laboratori, come quello della Contessa Calvi di Bergolo alla fine degli anni 20 e la bottega del borgo mediovale alla fine degli anni 30, e il punto si diffuse anche fuori del Piemonte, in molte zone della Lombardia, soprattutto nel Bergamasco.
Agli inizi degli anni 30 il secondo futurismo fece sentire la sua influenza anche sulle arti applicate e quindi anche sul "Ricamo Bandera". Però la Contessa di Bricherasio continuò la sua ricerca e la realizzazione di ricami legati alla tradizione barocca.
La morte della Contessa di Bricherasio e di altre nobildonne animate dallo stesso spirito e dalla stessa consapevolezza tecnica e artistica, fece sì che dalla 2° Guerra Mondiale in poi l'uso del Bandera declinasse. Erano però rimaste tracce consistenti di quella tradizione in molte parti del Piemonte. 
 
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