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» La Chiesa di San Domenico «
La chiesa di San Domenico si presenta, in esterno, con un fronte non in asse con la chiesa, partito in cinque campi delimitati da contrafforti a pianta quadrangolare, conclusi da un pinnacolo, il portale strombato sormontato da una trifora gotica e due bifore in corrispondenza delle navi laterali. I fianchi e la regione absidale della chiesa sono scanditi da contrafforti in corrispondenza dei pilastri interni d'imposta degli archi delle volte. 
La pianta dell’interno e’ a croce latina con transetto poco pronunciato; tre navate affiancate da cappelle con quattro campate per ogni navata. Le volte a crociera rette da otto colonne fasciate, sormontate da capitelli e collegate da arconi a sesto acuto; il presbiterio concluso da un'abside poligonale.
Sebbene la presenza dei Domenicani in Chieri risalga almeno dal 1260-70, come si dedurrebbe dagli Statuti del 1313, la costruzione della chiesa gotica iniziò solo verso il 1326, negli anni in cui si tenne a Chieri, per la prima volta, il Capitolo Provinciale.
La fabbrica di S. Domenico si riaprì tra la fine del XIV secolo e il primo ventennio del XV.
Dovrebbero risalire a questo periodo i cicli di dipinti gotici ancora conservati, anche se in modo frammentario ed in attesa di restauro, alla base del campanile e in un piccolo locale a lato della sacrestia, nonché l'affresco della "Madonna del latte" sulla prima colonna a sinistra per chi entra.
Nel 1499 i lavori si conclusero e la chiesa venne nuovamente consacrata. Strutturalmente era simile all'attuale, senonché l'altare principale era posizionato nella zona absidale ed era anticipato dal coro, posto nel presbiterio; un pontile, tra il transetto e l'aula, divideva la chiesa dei frati da quella dei fedeli; venti altari erano attivi.
Dopo i modesti apporti della prima metà del XVI secolo, dei quali merita ricordare solo l'inserimento sull'altar maggiore del Crocifisso di Martino da Casale (oggi nella Sala Capitolare del Convento), furono effettuati, tra il 1581 e il 1582, alcuni spostamenti suggeriti dalla Controriforma: l'altare maggiore avanzò verso il transetto e si scambiò con il coro; il pulpito, dal pilastro sinistro del presbiterio, avanzò anch'esso, sino alla terza colonna di destra; l'altare della Madonna del Rosario, dal pilastro destro del transetto, dove si trovava, venne portato nella cappella attuale. 
Ma gli interventi più significativi dell'età moderna si ebbero nella prima metà del XVII secolo, per volontà e con il contributo della famiglia Broglia. Il primo artista chiamato ad operare in S. Domenico fu Robert Levoyer d'Orleans, pittore di corte, che dipinse un' "Annunciazione" (1597) e un "S. Giacinto" (1607). Fu poi la volta, tra il 1605 e il 1615, di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, che affrescò gli spicchi della volta del coro con i "Quattro Evangelisti" e le lunette sottostanti con episodi della "Vita di S. Domenico", quindi i cinque medaglioni con i "Santi Domenicani" nel catino absidale e, probabilmente negli stessi anni, dipinse le due grandi tele della "Resurrezione di Lazzaro" e del "Miracolo dei pani e dei pesci".
Nel frattempo iniziarono i lavori per rinnovare la Cappella del Rosario, sull'altare della quale lo stesso Moncalvo e la sua scuola posero la stupenda pala della "Madonna con Figlio tra S. Domenico e S.Margherita". Ancora alla bottega del Moncalvo vengono attribuite le pale di "S. Pietro Martire ai piedi del Crocifisso" e della "Madonna con Bambino tra i SS. Giovanni Battista e Lucia".

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